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Alghero nell'Era Moderna


Il declino di Alghero come colonia di fine XV secolo coincise tuttavia con l'acquisizione progressiva e crescente di un ruolo come città sarda. Grazie all'immigrazione sarda e al conseguente continuo aumento della popolazione, nel 1501 assurse al rango di città e nel 1503, una bolla pontificia di papa Giulio II la nominò sede vescovile col nome di "Diocesis de l’Alguer y Unions".
Nel 1541 ricevette la visita di Carlo V imperatore del Sacro Romano Impero, accompagnato dall'ammiraglio Andrea Doria. La visita nulla più era che uno scalo per le truppe dirette contro i mori di Algeri, ma l'apprezzamento dell’imperatore che la trovò «bonita y bien asentada» rese orgogliosi gli algheresi che fecero scolpire un epigramma a ricordo perenne e fecero pure murare la finestra della Casa d’Albis dalla quale si affacciò l'imperatore.
La continua immigrazione di sardi e liguri nel frattempo aveva trasformato la città ed i segni di questa nuova realtà si cominciavano a vedere anche in iniziative come quella di erigere nel 1581 una cappella per la "Magnifica nassiò Genovesa" da parte dei mercanti liguri proprio di fronte a quella della "nacciò Catalana" nella chiesa di Nostra Signora della Pietà extramuros.
Ma nel Novembre del 1582 una grave epidemia di peste sconvolse Alghero arrestandone il processo di sviluppo. Grazie al cotributo di un grande medico, Tiberio Angelerio, già medico personale dell’imperatrice Maria d’Austria si riuscì a contenere gli effetti devastanti di quell'epidemia, ma la ripresa fu comunque lenta e difficile.
Ma il nuovo secolo non fu comunque foriero di benessere e prosperità. Al contrario all'inizio del secolo vi fu un'invasione di cavallette che distrusse gran parte dei raccolti e portò carestia, mentre iniziavano gli attacchi dei barbareschi, finché nel 1652 ci fu una seconda terribile epidemia di peste portata dai marinai di una nave catalana. I sopravvissuti furono pochissimi e si rese necessario provvedere ad un ripopolamento, data l’importanza militare della città. A seguito di questi eventi e del conseguente ripopolamento avvenuto in gran parte con l'immigrazione di famiglie sarde dall'entroterra lugodorese, ma anche di pescatori, mercanti, marinai e artigiani provenienti dalla Liguria, la trasformazione di Alghero era ormai definitiva essendo non più di un 10% la popolazione residua di origine catalana.
Ma il secolo terribile doveva ancora una volta lasciare un terribile segno e nel 1681 ci fu una terza terribile epidemia di peste che decimò la popolazione tanto che nel 1688 era ridotta a poco più di 3000 abitanti e a fine secolo circa 4800.
Il primo ventennio del nuovo secolo fu non meno travagliato a causa di guerre causate della lotta per la successione spagnola che coinvolse anche la Sardegna. Alghero fu occupata dalle truppe austriache, ma successivamente riconquistata da quelle spagnole finché, col trattato di Londra, passò sotto il controllo dei Savoia.
Furono anni di crisi economica che sfociò agli inizi del XIX secolo in un crollo della produzione agricola a causa delle continue siccità. A queste difficoltà si aggiunse nel 1817 l'ennesima epidemia, questa volta di tifo petecchiale, che portò molte persone alla morte. Così nel Marzo del 1821 scoppiò una rivolta popolare in segno di protesta contro la speculazione sul grano che si esportava da Alghero.
La rivolta fu presto soffocata ed anche negli anni successivi la situazione economica e sociale non migliorò per nulla. Anzi nella seconda metà del secolo Alghero visse altre pesanti vicissitudini come un epidemia di colera che nel 1855 uccise circa 600 persone.
Furono anni duri per un'economia che doveva soffrire per il susseguirsi di carestie che colpirono di conseguenza anche la pastorizia, ma non andava meglio alla popolazione dal punto di vista sanitario perché si continuava a morire per malattie ed epidemie.
Ma sempre nella seconda metà del secolo e precisamente nel 1862 Alghero scoprì quella che era destinata a diventare una delle risorse principali dell'economia della città negli anni a venire. In quell'anno infatti fu costruito il primo stabilimento balneare della sua storia. Fu immediatamente un gran successo presso i signori soprattutto del Sassarese, che nei mesi estivi si riversarono in massa. L'anno successivo, per il grande successo ne fu costruito un altro come continuazione del primo.
Il lento sviluppo di Alghero di quegli anni doveva però trovare ancora un brusco rallentamento negli anni bui tra la 1^ e la 2^ guerra mondiale. In particolare durante quest'ultima Alghero fu più volte bombardata. La notte tra il 17 e il 18 Maggio del 1943 la città fu colpita nel cuore del centro storico. Il fatto fu poi ricordato con la ballata "trista era la nittada del popul alguerès".



Il dopoguerra è stato caratterizzato da uno sviluppo edilizio tanto intenso quanto disordinato e disorganizzato e dal rilancio dell'agricoltura nella vasta piana fertile dell'algherese.
Negli anni ’60, poi Alghero conobbe un notevole boom turistico che contribuì ad un'intensificazione della cementazione scriteriata e speculativa che ha portato la città odierna ad avere due facce distinte. Al centro storico dal mantenuto sapore medioevale fa da contraltare una periferia sempre più grande in cui si fa fatica a riconoscere un benché minimo crirerio urbanistico.

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